C’era una volta la scuola pubblica

Napoletani cittadini di serie B. Questa volta è la scuola pubblica a finire sotto assedio. I giovani del capoluogo campano non sono uguali ai giovani del resto del paese è ciò che emerge dai primi giorni di scuola. Mancano le aule, mancano gli insegnanti, manca la carta igienica, mancano le penne, mancano i fogli. Gli insegnanti, anch’essi vittima di questa impasse, in maniera eroica si barcamenano a fronte dei pochi strumenti a disposizione. Ed è così che le famiglie napoletane sono costrette a sopperire economicamente a mancanze amministrative. La scuola partenopea si trasforma nei fatti in scuola della colletta. A tutto ciò si aggiunge un ulteriore caso di insana gestione: il blocco del servizio di refezione per mancanza di fondi. Ciò che negli altri comuni inizia nel mese di settembre, a Napoli diventa un miraggio. Di conseguenza classi con orario prolungato, da più di un mese terminano le lezioni in orario antimeridiano facendo perdere ai ragazzi numerose ore di apprendimento che non verranno mai più recuperate. Il consiglio comunale legalizza la scuola della colletta e con la delibera n.20 del 30/3/2017, stabilisce il pagamento di euro 15.00 all’atto dell’iscrizione per l’organizzazione del servizio di refezione. L’ennesimo intervento sanatorio a carico delle famiglie che oltre alle tasse, oltre alle raccolte fondi, si troverà a fronteggiare un ulteriore onere. In città cresce la rabbia sfociata in manifestazioni ed assemblee, ma negli occhi di ognuno di noi deve accendersi la consapevolezza che la scuola è un baluardo da difendere strenuamente e che i bambini vanno tutelati e formati adeguatamente poiché restano l’unica speranza per il futuro della nostra società.

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