Ciò a cui abbiamo assistito negli ultimi giorni è stato un passaggio frenetico di canadair intenti a spegnere i focolai appiccati sulle pendici del Vesuvio, trasformatisi in incendi distruttivi di flora e fauna. Il guardiano della città, il grande padre che racchiude in un abbraccio protettivo il popolo napoletano è stato barbaramente attaccato. Sembrerebbe fuorviante attribuire tale devastazione ad un gruppo di malati piromani della zona, poichè ciò che sta emergendo da indagini di polizia è un’azione criminosa ben coordinata. Case sfollate, ristoranti evacuati, vegetazione distrutta. Un popolo che è stato vulnerato nel suo simbolo più conosciuto agli occhi del mondo. Lo sdegno della popolazione è immenso, sono stati cancellati i luoghi dell’infanzia e delle passeggiate all’aria aperta, a cui si aggiungono danni ai raccolti e all’inquinamento atmosferico. I sindaci della zona hanno emanato ordinanze in cui vietano il pascolo degli animali, consigliano di lavare i prodotti della terra prima di mangiarli e di tenere chiuse finestre e porte. Tutto ciò per limitare i danni derivanti dall’incendio perché secondo gli esperti le polveri e i fumi sprigionati sono inquinanti, diossinici e cancerogeni. L’amarezza, la tristezza, la rabbia per ciò che è accaduto ha fatto sì che gruppi di cittadini si mobilitassero soprattutto a mezzo internet, contro lo Stato, reo di non aver prevenuto, contro le forze dell’ordine responsabili di non essere intervenute in tempo e contro i mezzi di soccorso sempre in numero insufficiente. Ciò che però deve passare in primo piano è la presenza di criminali, sempre pronti per i propri luridi scopi a deturpare l’ambiente e sottrarre il futuro ai nostri figli.
Hanno avvelenato le nostre terre, hanno inquinato i nostri fiumi, hanno intossicato l’aria, ma non c’era nessuno a vedere, non c’era nessuno ad urlare ad alta voce ciò che stava accadendo. Tutto ciò nell’indifferenza della politica connivente e incapace, in grado solo di chiedere voti in cambio del silenzio. Piero Calamandrei teorizzava che solo con la partecipazione attiva il popolo può tornare padrone di se, perché lo Stato siamo noi. Di fronte a questa barbarie è doveroso comprendere che il domani sarà un altro giorno ma peggiore del precedente, un giorno infelice. Dinanzi a questa condanna è giunto il momento di dismettere i mostri forestieri e capire che l’unico vero invasore da cacciare risiede tra la nostra gente.