FILIPPO E ‘O PANARO

Lo sapete che a Napoli quando la troppa incertezza provoca la perdita di entrambe le scelte a disposizione, si dice… “Avimmo perduto a Filippo e ‘o panaro”. Adesso è il momento di capire chi siano i protagonisti della nostra locuzione. Iniziamo col dire che il “panaro” è il classico cesto di vimini che si utilizzava per riporre il pane, difatti la parola panaro deriva dal latino panarum che indicava proprio un cesto nel quale riporre il pane, dal quale nasce il sostantivo paniere, successivamente utilizzato anche come contenitore di verdure ed altri generi alimentari.
Dopo aver fatto questa breve premessa, andiamo ad analizzare le origini di questo detto napoletano:
durante una farsa pulcinellesca di metà ottocento messa in scena da Antonio Petito, un tal Pancrazio affidò un cesto di vimini contenente cibarie al suo servo Filippo, affinché lo portasse a casa. Durante il tragitto però, Filippo non resistette a quelle leccornie e le mangiò tutte. Preso dal senso di colpa e dalla paura, Filippo non fece più ritorno dal suo signore. Profondamente irretito, Pancrazio realizzò di aver perso sia il suo servo che il cesto di cibarie. In pratica questa situazione gli comportò oltre il danno anche la beffa.
E che t’o dic’ a fa’!

Filippo e ‘o panaro

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