Ma tu l’hai vista piazza del Plebiscito?

Quando vieni in piazza del Plebiscito? Ci sono passati in tanti per tornei, matrimoni, caroselli, concerti e comizi politici. C’è anche chi per gioco la percorre bendato, volteggiando su se stesso barcolla senza sapere dove andare.
Si è riso, si è pianto, si è festeggiato nella piazza un tempo nota come Largo di Palazzo, nome a cui sono ancora legati i nostalgici del regno delle due Sicilie. Ma tu l’hai vista piazza del Plebiscito? E’ la domanda ricorrente ai turisti al rientro dal soggiorno partenopeo. La riconosci subito, stretta in un abbraccio tra l’ampio colonnato a forma circolare della chiesa di San Francesco di Paola e il palazzo Reale. 

Adesso mi direte di quella volta dei tre sullo scooter senza casco o della bottiglietta d’acqua gettata a terra, per me invece una delle peculiarità della piazza è che ti inebria i sensi, lasciandoti una leggera brezza sulla pelle per via della estrema vicinanza del mare che, in qualsiasi posto ti trovi della città, non smette mai di cercarti.
Il mare è considerato dal popolo via principale di fuga dalle calamità naturali ma anche elemento leggendario, difatti, secondo una delle novelle, nel tratto di mare dove oggi sorge castel dell’ovo fu trovata la sirena Parthenope, suicida per non essere riuscita a conquistare Ulisse col suo canto. Qui, il corpo di Parthenope si dissolse, prendendo la forma della città di Napoli: la sua testa è la collina di Capodimonte e la sua coda si posa lungo la collina di Posillipo.

Un’altra presenza importante è la collina di Pizzofalcone, sita proprio alle spalle della chiesa, per i napoletani detto ‘o monte ‘e Dio, conserva ancora oggi considerevoli luoghi di interesse culturale e storicamente rappresenta uno dei confini dell’antica Parthenope, che si estendeva tra la suddetta e l’isolotto di Megaride. 

Non è da moltissimo tempo che piazza del Plebiscito è accessibile ai soli pedoni, la strada più semplice per raggiungerla è sicuramente la vicina via Toledo che a differenza della piazza succitata ha ripreso il nome originario, dismettendo i panni di via Roma, nomenclatura assegnatale solo dopo l’unità d’Italia. Ciò che non ha mai perso via Toledo sono le radici, non è difficile incontrare un musicista che strimpella i classici della canzone napoletana oppure quattro corde di violino vibranti al ritmo di “Lazzari felici” di Pino Daniele, mentre giovani studenti estasiati assaporano la sfogliatella della famosa bottega, genitrice di questa specialità della pasticceria napoletana. 

Se è vero come credo che Napoli sia un luogo senza tempo, quest’angolo di città ne è senz’altro illustre testimone.

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