<<Non devi aver paura adesso si ferma!>>
<<Eh quando si ferma?! Questo ci cade in testa.>>
Mentre il soffitto continuava a scendere, tra l’ilarità generale, Patrizia non disdegnava di mostrare il velo di paura che mascherava il suo roseo viso. Quindici anni, andava li ogni sabato pomeriggio insieme alle amiche per riprendersi la spensieratezza persa due anni prima, quando tornata a casa, dall’esame di terza media, trovò un capannello di gente in camera da letto, alcuni non li aveva mai visti, le dissero poi che erano parenti alla lontana. Capì subito ciò che stava accadendo, prima di scorgere il corpo della madre disteso sul letto. Quel giorno, il destino decise che per Patrizia era terminata l’età della fanciullezza ed era giunto il momento, forse un pò troppo presto, di divenire donna.
Il castello di Lord Sheidon era una delle principali attrazioni. Una zattera accompagnava i visitatori su un galeone, dal quale si approdava nella fortezza di questo misterioso Lord, invasore dei sogni e spesso anche degli incubi di intere generazioni. Lo si poteva esplorare anche più volte senza mai veder svanire il senso di pathos che terminava solo quando, usciti dal cancello girevole, ci si trovava davanti le mille luci del treno veloce.
<<Mi stavi facendo morire dal ridere lì dentro, ma veramente credevi potesse crollare?!>>
<<Non si può mai sapere, scendi oggi, scendi domani e prima o poi ci va a finire in testa.>>
<<Allora siccome ti ho salvato la vita, me lo dici adesso come ti chiami?>>
<<Mi chiamo Patrizia però prima che tu mi dica il tuo nome ti avverto che sono in ritardo devo tornare subito a casa, a presto.>>
Gli occhi del giovane militare in permesso si illuminarono di scatto, avvertì una sensazione mai provata prima, ma non ebbe nemmeno il tempo di pronunciare il proprio nome che la giovane, insieme al gruppo di amiche, aveva già guadagnato l’uscita…
Esistono momenti nella vita di ognuno in cui un attimo può bastare a se stesso e i suoni, i profumi, i colori ci portano per mano lungo il sentiero della nostra vita. Storie che si intrecciano, storie che nascono e certe volte finiscono. Ci sono luoghi nel mondo che accendono la scintilla dell’emotività e poi via via il tutto viene scandito dagli incessanti battiti dell’incedere umano.
Patrizia ed Angelo sono ritornati nel posto in cui trentacinque anni prima si erano visti per la prima volta, con loro c’è un piccolo Angelo di tre anni, proprio nel punto in cui, dopo tanti sabati spesi invano alla ricerca di quegli occhi magnetici, Angelo potè finalmente scandire il suo nome.
