Quella che vedete nella foto è la principale stazione ferroviaria di Napoli. Voi mi direte “cosa c’è di tanto particolare?” C’è che le stazioni ferroviarie rappresentano luoghi senza tempo in cui si susseguono fenomeni ciclici intrisi di romanticismo. Sono i treni che cambiano o la voce dello speaker che annuncia il rapido delle 7.30. Le persone invece sono le stesse, quelle che la domenica sera al binario, col mare negli occhi, salutano a testa bassa i familiari per tornare sul cantiere della variante di valico a Barberino del Mugello, oppure in quella scuola superiore di Vercelli per riprendere le supplenze di matematica che poi fanno punteggio e chissà che poi un giorno, magari non troppo lontano, si riesca ad insegnare le equazioni ai ragazzi del proprio quartiere. Sono forti i pendolari, coloro i quali ogni benedetta mattina prendono il treno per recarsi all’università o sul posto di lavoro, per poi rincasare ormai stanchi, giusto il tempo di dare un bacio sulla fronte ai propri cari già dormienti.
Non si è mai soli in stazione, tra il viavai di viaggiatori in cerca del binario di partenza, i tour operator agli arrivi con il cartello con su scritto Mr Jhonson in bella mostra, i baristi ad intrattenere le attese, I trolley col sorriso del personale viaggiante, lo stacanovismo degli addetti alla pulizia, la serietà della sicurezza, la disponibilità dell’assistenza, la precisione del capostazione che lascia partire l’ennesimo treno della giornata.
Sono belli i treni quando ti regalano nuovi amori; si materializzano negli occhi del viaggiatore dirimpetto quello che ti lascia sul binario di arrivo dopo ore di chiacchiere, per poi tornare indietro e chiederti il numero di cellulare. Oppure li trovi oltre, negli orizzonti che disegnano le colline al di la del finestrino, belli come il profumo del caffè nei pomeriggi freddi di Berlino.
Napoli centrale si chiama, la porta principale di accesso alla città, un luogo che negli anni ha saputo costruire un rapporto di fiducia con i cittadini, un tempio laico attraverso il quale fuggire ma allo stesso tempo accogliere, chi per poco o in maniera stabile decide di affidarsi al caloroso abbraccio di partenope.