Quante volte, passeggiando per piazza Sannazzaro, ci siamo soffermati sulla Fontana della Sirena? L’opera, eretta dallo scultore Onofrio Buccini, è composta da un’ampia vasca ellittica nel cui centro si erge lo scoglio, sul quale poggiano quattro animali. Su questo gruppo sovrasta la Sirena Partenope dalla quale, secondo la leggenda, discenderebbe la città di Napoli. Nel luogo intestato al nobile poeta, non sono solo le origini della città a trovare testimonianza.
Avvicinandoci all’opera, adagiata sull’aiuola della fontana, notiamo una lapide sulla quale è incisa la seguente frase: <<A Claudio Miccoli, vittima a vent’anni dell’intolleranza e della violenza, per non dimenticare!>>.
Claudio Miccoli era un giovane di 20 anni che aveva dedicato la sua vita alla tutela dell’ambiente e alla pace. Seppur con idee di sinistra, non aveva tessere di partito perché credeva che la pace fosse al di sopra delle parti, un valore senza collocazione partitica, un bisogno da difendere.
Un sabato sera di settembre, Claudio in compagnia di amici era in una pizzeria a piazza Sannazzaro, un suo compagno aveva con se una copia di lotta continua, questo bastò per scatenare le ire di un gruppetto di fascisti che aggredirono senza alcuna ragione o provocazione. Iniziarono tutti a scappare verso la vicina metropolitana di Mergellina quando Claudio, incontrando di nuovo i facinorosi, chiese: “perché professate le vostre idee con le armi?”. Nessuna risposta, solo un primo colpo alla testa, seguito da altri diciassette colpi che lo stesero definitivamente. Claudio morirà il 6 ottobre 1978, dopo sei giorni di agonia.
Un ragazzo di 20 anni la cui unica colpa fu quella di abbandonare l’ignavia della collettività per difendere i suoi valori. Nel corso degli anni, oltre alla lapide in sua memoria è stata intitolata una strada nel quartiere di Poggioreale, la biblioteca del liceo Vincenzo Cuoco, l’aula magna dell’istituto Leonardo da Vinci ed una strada a Calvizzano mentre nel 1998, a 20 anni dalla sua morte, è nato il comitato Claudio Miccoli, un’associazione che si prepone l’obiettivo di professare la non violenza dando voce a quelle idee che Claudio tentò di esprimere rivolgendosi ai suoi assassini.
Nel suo diario fu trovata una poesia scritta nel giugno del 1978, quattro mesi prima della sua scomparsa, i cui versi trasmettono la premonizione di ciò che sarà il suo infausto destino, una profonda riflessione sulla forza che la non violenza può imprimere sull’essere umano:
«Non ho lottato perché volevo lottare, ma perché mi ci avete costretto. Non ho colpito perché volevo colpire, ma perché sono stato colpito. Io che non volevo colpire, sono stato colpito! Non volevo lottare, e ho dovuto farlo. Non ho vinto perché volevo vincere, ma perché mi avete sconfitto».
Ogni qualvolta passeggio per il lungomare liberato non posso fare a meno di gettare lo sguardo verso quella piazza che rende Il quartiere di Mergellina, palcoscenico del golfo più bello del mondo, custode della memoria pacifista di Napoli. La stessa memoria che ci catapulta alle ultime parole del poeta pronunciate ai medici del “Cardarelli” prima di entrare in coma: “Non mi hanno lasciato il tempo: io volevo parlare, volevo spiegare, volevo…”. Il tempo di spiegare mancato a Claudio è stato trasferito a chi riconosce nella sua persona il simbolo della lotta alla violenza, a chi le pallottole vaganti sono la preoccupazione per la vita dei propri figli, a chi dovrebbe scegliere le amicizie curandosi del casellario giudiziario, a chi gestisce la propria attività commerciale con la vetrina trapuntata di fori ma anche a chi come noi, tra una pizza fritta ed una corsa a testa bassa, sei morti in meno di tre giorni, il tempo di spiegare non puó mancare.